Josefa Idem
Grazie alla mia esperienza e alla mia formazione specializzata applico un metodo innovativo, basato su una ben fornita “cassetta degli attrezzi”, che mette al centro di ogni attività la capacità di apprendere di ogni singola persona.
La centralità delle competenze trasversali
Come lavoro?
Negli anni, ho sviluppato un mio metodo che pone al centro la persona – sempre protagonista e attiva costruttrice del suo apprendimento – e che tiene conto del tempo ed esercizio richiesto dall’apprendimento stesso. Parto dalle risorse delle persone e non dai loro difetti, lavorando in maniera coinvolgente, divertente, costruttiva ed applicativa.
Cosa faccio?
Per essere costruttiva e allenante ho creato una “cassetta degli attrezzi” da cui estrarre gli strumenti in base a quanto emerso in fase preliminare: applico soluzioni differenti in base alle necessità, tramite l’analisi dei bisogni formativi e degli obiettivi che il cliente vuole raggiungere, i quali, a loro volta, tengono conto di tempistiche, contesti e soggetti coinvolti nelle attività.
Nei miei interventi formativi – incorniciati nella metafora dello sport – sviluppo i contenuti da attivare attraverso il profilo di prestazione, la scrittura di sé, il lavoro in gruppo, il gioco serio, lo storytelling, i test psicologici, il role play, il circle time e l’attività esperienziale outdoor.
Il mio campo di intervento sono le competenze trasversali, tanto importanti nei contesti lavorativi quanto nello sport. Nel mondo della canoa si esprime la rilevanza di queste skills attraverso l’espressione “ci vogliono 10.000 volt e una lampada che funzioni”: non bastano, infatti, la forza fisica oppure il potenziale di prestazione, ma occorre saper giocare tutta la gamma delle cosiddette soft skills per esprimersi al massimo in gara come in allenamento.
Questo concetto si traduce nei contesti organizzativi nel fatto che, per raggiungere la propria massima efficacia, i top player in termini di competenze specifiche non possono prescindere da spiccate competenze trasversali.